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ESCURSIONE ALLA BAISSE DE GEREON

28/10/2007

Eravamo già andati in quella zona all'inizio dell'anno, quando avevamo esplorato, alla ricerca di opere militari, la Baisse de Peluna . Il 28 ottobre ci siamo tornati, ma questa volta la nostra meta era la Baisse de Gereon. Salendo nella Val Roja si arriva nell'abitato di San Dalmas di Tende e si gira a destra in direzione di Briga. Una volta raggiunta, la si supera prendendo al primo incrocio nuovamente a destra, (a sinistra si va invece a Colle Sanson). La strada si stringe molto e dopo una decina di km diventa sterrata. Dopo ancora qualche km si arriva ad un incrocio, a destra si va alla Baisse de Peluna, a sinistra si va alla Baisse de Gèrèon, dove eravamo diretti noi. Parcheggiate le macchina sul ciglio della strada, ci siamo recati nella caserma che si trova sottostrada. La struttura e ancora conservata perfettamente, nell'ala che ospitava gli ufficiali si vedono ancora chiaramente le piastrelle per terra. L'edificio ormai e utilizzato da privati come riparo per il bestiame.

Tornati sulla strada ci siamo messi alla ricerca di altri due bunker vicini alla caserma. Rimangono soprastrada nel bosco ( chi fosse interessato a maggiori dettagli può visitare il sito della SCAS, Studi Cavità Artificiali Sanremo, o può contattarmi o il sito di Davide Bagnaschino ) eravamo in cinque, e siamo saliti nel bosco a ventaglio, e dopo poco abbiamo trovato la prima opera, era un ricovero per i soldati, non serviva come difesa. L'interno era perfetto, intonaci, pavimenti, tubazioni dell'aria, addirittura i bagni erano in buonissime condizioni. Il progetto e a forma di "U", con un entrata seguita da un lungo corridoio, dove si trovano i servizi igenici, e la vasca dell'acqua, finito in corridoio si entra in uno stanzone con ancora sulle pareti le rastrelliere per l'appoggio dei fucili, poi le due stanze dove c'erano in una il generatore elettrico, e il ricircolo con i filtri dell'aria in caso di attacco con gas. Al termine dello stanzone iniziava un nuovo corridoio che portava all'uscita.

Una nuova ricerca ci portava dopo poco a trovare l'altro ricovero molto simile al primo già visitato, e anche questo perfettamente conservato. Finita l'esplorazione a queste tre opere siamo tornati alle macchine per andare a cercare quella più importante. Dal posto dove avevamo lasciato le vetture abbiamo proseguito, si supera una sbarra (non ci sono divieti, ma più tardi abbiamo saputo che abbiamo rischiato 270 euro di multa) e abbiamo lasciato le macchine nella curva a gomito che da sulla Valle Roja. Di fronte un paesaggio bellissimo, le cime innevate facevano da cornice al magnifico paesaggio autunnale dai mille colori in cui eravamo immersi. Oltre a quei magnifici panorami c'era anche un gruppo roccioso a circa un oretta di cammino dal nostro punto di osservazione, dove doveva trovarsi l'opera che volevamo trovare ed esplorare. A dividerci da quel punto un mare di ginestre selvatiche che ci avrebbero complicato non poco sia il cammino che la ricerca. Con il cannocchiale abbiamo osservato bene le rocce di fronte a noi, ma non si vedeva nulla, bunker era perfettamente mimetizzato. Quindi siamo andati alla cieca.

Dopo un'oretta abbiamo trovato del filo spinato per terra, e degli isolanti che servivano per portare l'elettricita al forte cementati alle roccie. Erano due indizi che stavano a significare che ci trovavamo nelle vicinanze dell'opera. Infatti subito dopo abbiamo trovato la vasca dell'acqua e nelle immediate vicinanze l'entrata. Si accedeva al bunker tramite una porta garitta in spesse lastre di ferro ancora perfettamente conservata, superata la porta l'altezza della volta del tunnel era molto bassa, dovevamo stare piegati per non toccare con la testa, ma tornava ad alzarsi dopo pochi metri. All'interno varie stanze, seguendo il progetto dei due bunker precedenti, ma questa volta trattandosi di bunker per la difesa di quel valico c'erano due casematte, cioè due bocche da fuoco che servivano per sparare sulla vallata sottostante in caso i francesi avessero deciso di salire da li, e in più una grande stanza con cisterne per l'acqua. Usciti dal bunker abbiamo notato l'abilità con cui era stato perfettamente camuffato il forte, il cemento armato era ricoperto da pietre uguali alle rocce, e due telai di legno con delle reti intonacate simili alla vegetazione della zona (coprivano le bocche da fuoco, e venivano abbassate nel momento in cui bisognava sparare) giacevano per terra, ma ancora in ottime condizioni. Avevamo capito il motivo per cui anche con l'ausiglio dei binocoli, non avevamo visto nulla.

Dopo di che ci siamo diretti alla ricerca dal NAS (nucleo arma supplementare) che doveva essere nelle vicinanze del bunker. Camminando per un quarto d'ora sul lato sinistro rispetto al bunker principale, siamo arrivati in vista del NAS. L'entrata e protetta da una trincea, che conduce all'ingresso, l'interno e formato da un unica stanza con un supporto per il pezzo di artiglieria messo a difesa della casamatta. Da li si può godere di una splendida vista sulla Valle Roja, e ammirare gran parte dei paesini che sorgono ai suoi lati. Ultima visita all'osservatorio che si trova sopra all'opera NAS di circa 200-300 metri. E una casamatta, che è stata convertita a contenitore per le centraline delle antenne dei ripetitori dei cellulari. Chissa se all'epoca immaginavano una casa del genere? Però sicuramente i posti dove venivano costruite queste opere erano strategici e dominavano le valli sottostanti, ecco il motivo per questi diversi utilizzi di queste opere.